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I segreti di Villa Cagnola presso La Rasa di Varese

 

 

 

L’automobilista attento che percorre la Strada provinciale 62 che da Varese  s’inoltra verso Brinzio, scorge sul ciglio sinistro, superato l’abitato di Rasa poco prima di raggiungere località Motta Rossa, celebre per essere un gran premio della montagna in occasione di importati gare ciclistiche, un edificio a tre piani, fino a qualche anno fa in forte degrado, oggi per fortuna in fase di recupero, con ponteggi e cantiere.

 

La villa, nonostante i segni del tempo e dell’incuria, mantiene ancora un fascino particolare, elegante e sobria con le sue finiture stile liberty, quasi fosse una nobile lombarda d’altri tempi ormai invecchiata… L’itinerario che vado a proporre ha inizio proprio nei pressi di questa villa dal passato sorprendente: si tratta di villa Cagnola, edificata alla fine della prima guerra mondiale dall’imprenditore Albino Cagnola che curò anche la strutturazione del magnifico parco attiguo….

 

 

 

 

La villa e il parco furono poi donate nel 1938 al Comune di Milano dal medico Sandro Cagnola affinché l’area fosse destinata a un luogo di riposo per i mutilati di guerra. Nel 1946 con apposita convenzione il Comune di Milano concesse al Comitato per l’infanzia di Milano la villa e il parco: nacque così il “Villaggio Sandro Cagnola” per i bambini abbandonati e poi per la rieducazione dei caratteriali, secondo metodi educativi all’avanguardia. Non mi dilungo oltre perché la storia di questa villa merita senz’altro un approfondimento: rinvio pertanto i nostri lettori a un prossimo “speciale” dedicato al suo passato ma anche alle aspettative e ai progetti per il futuro…

 

 

 

 

 

Dunque, torniamo alla proposta di itinerario: consiglio di parcheggiare l’auto nell’area attigua al bar-ristorante “Motta rossa” oggi purtroppo chiuso e in stato di abbandono, sito a meno di cento metri di fronte alla villa. Attraversata la strada, si supera la sbarra di legno che delimita l’ingresso alla villa. Si fa notare un cartello del Parco del Campo dei Fiori, attuale proprietario dell’area, che segnala i lavori in corso per il ripristino dei sentieri. Proseguiamo lungo il sentiero erboso che fiancheggia un lato della villa, circondata da una vegetazione rigogliosa e invasiva.

Si mostrano subito ruderi di edifici, la dependance del custode, i rustici, una colonia. Ma quel che colpisce è la ricchezza della vegetazione, alberi d’alto fusto secolari si alternano ad arbusti spontanei, in ormai stretta simbiosi. 

 

Alcuni imponenti castagni segnano il viale ed è gradita la loro ombra nel sole di un pomeriggio di fine giugno… Il sentiero sale lieve compiendo un’ampia curva ed ecco mostrarsi tra il fogliame un tempietto neo classico, di forma circolare con cinque eleganti colonne in stile ionico. In alto campeggia una scritta in latino “ Victoriae dicatum”, un’evidente celebrazione delle glorie della I guerra mondiale e dei suoi caduti. 

Si prosegue ancora lungo l’ampio sentiero che sale come un serpentone lungo le pendici del monte.

Tra il fitto intreccio dei rami e la ricca vegetazione estiva si intravede da nuova prospettiva la villa e i suoi edifici; colpisce la ricchezza della vegetazione, con piante e fiori colorati, carpini e faggi, betulle snelle e castagni. Numerosissime e variopinte farfalle si posano leggere e frenetiche di fiore in fiore.

 

 

 

 

 

 

 

La mulattiera si apre in un bivio: prendendo a destra si abbandona il sentiero principale per uno più stretto e modesto ma la curiosità ci spinge a inoltrarci lungo questa deviazione. Gli arbusti sono più bassi ed esili tanto che consentono di ammirare una bella veduta del paese di Rasa e delle antiche fornaci della Riana dove un tempo si lavorava la calce, poste proprio di fronte alla villa. Il camino delle fornaci spunta severo tra la vegetazione: testimone sconfitto di un passato pre-industriale.

 

 

 

 

 

 

Cornioli e noccioli, carpini e qualche betulla con arbusti meno nobili fanno da sponda al sentiero erboso che dopo qualche minuto si slarga rivelando una enorme statua in bronzo raffigurante un guerriero seduto in contemplazione, munito di scudo con incise le parole “Fide MCMXVIII” e con il volto severo rivolto verso valle.

 

Il guerriero è seduto su un grande trono, racchiuso in una specie di cappella semi circolare…

 

Una lapide in pietra chiara, un po’ nascosta e resa quasi illeggibile dall’erosione provocata dagli anni e dagli agenti atmosferici è collocata su un fianco della struttura e così riporta “Per onorare caduti e mutilati della Rasa nella grande guerra di liberazione Albino Amedeo Alessandro Cagnola nel 1928 decimo anniversario della vittoria”. Albino Cagnola fu, come già accennato, colui che fece edificare su terreno un tempo paludoso, la sua villa e ideò il parco; il fratello Amedeo è stato valente medico e docente negli anni Venti presso la facoltà di medicina dell’università di Pavia.

 

Il silente guerriero perso nella sua contemplazione si affaccia sulla valle sottostante; di fronte il Monte Martica e la Chiusarella, densi di boschi. Il luogo emana un senso di pace quasi sacrale: dalla strada provinciale che attraversa la valle sottostante si transita veloci senza sospettare che questo gigante bronzeo da quasi un secolo osserva muto il mondo che scorre.

 

 

 

Si ritorna per il sentiero appena percorso fino a incrociare nuovamente la mulattiera in precedenza abbandonata per salire ancora. Il percorso si snoda come un lungo serpentone fino al fitto bosco di castagni e faggi, sito proprio sotto alla cima. La traccia si fa più stretta e in pendenza ma dopo pochi minuti si abbandona nuovamente l’ombra del bosco e si raggiunge un bel prato ormai in quota. Il panorama merita una sosta: lungo pareti rocciose si radicano ciuffi d’erba selvatica e fiori, proprio davanti appare un esile ponticello ormai impraticabile che unisce lo stretto sentiero a una rupe rocciosa trasformata in un terrazzino, sospeso in bilico sulla valle.  Di fronte la vetta della Martica. Ultima breve salita e si raggiunge la cima, caratterizzata da un’ampia area in cui sorge un edificio a due piani ormai abbandonato e fatiscente che aveva probabilmente funzioni di servizio. A est spicca il massiccio del Campo dei Fiori che appare in una prospettiva insolita; a sud Rasa e Varese città fino a perdersi all’orizzonte; a nord il monte Legnone con i suoi oltre 900 metri, e uno scorcio della stretta valle che conduce al Brinzio.

Da qui è possibile proseguire seguendo il sentiero non molto battuto che sale fin sulla cima del Legnone per poi discendere a passo Varrò fino a Brinzio paese, lungo il sentiero ben segnato n. 5. Dal monte Legnone si gode un panorama impareggiabile, con vista sui boschi che vanno fino a Orino, di fronte si intravede azzurrissimo il Lago di Lugano e proprio sotto il piccolo lago di Brinzio dalla forma allungata… ù

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giro completo, da villa Cagnola a Brinzio,  impegna circa 3 ore. Consiglio vivamente di evitare la stagione estiva, per il caldo e per il rischio di incontrare qualche poco simpatica vipera. Meglio scegliere l’autunno tanto più che i boschi del Brinzio sono rinomati per essere ricchi di funghi…

Per chi invece preferisce evitare la salita al monte Legnone per tornare sui suoi passi scendendo lungo il più tranquillo sentiero già percorso fino a villa Cagnola, segnalo una vera chicca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tornati alla villa, fate due passi verso il bel prato che si stende oltre il suo lato sud: troverete un ampio pozzo circolare (lo si vede anche transitando con l’auto lungo la provinciale poco prima di avvistare la villa, oltre la rete di confine), fatto edificare dai fratelli Cagnola durante i lavori di drenaggio dell’area, per raccogliere le acque di una delle sorgenti del fiume Olona (1).

Una bella lapide in marmo rosa, apposta sul fronte del pozzo così recita “Fontem fluvi Olonae qui subter hunc cuniculum manat e palude exceptum florente humo convestiverunt Albinus Amedeus Cagnola fratres Anno pacis MDCCCCXIX (2)

Si conclude così questa suggestiva passeggiata, costellata da inaspettate e affascinanti tracce di un nobile passato immerso in una natura rigogliosa e intatta…Non perdete lo “speciale” dedicato, vi sorprenderà!

 

 

 

 

 

Note:

(1) Le sorgenti dell’Olona sono 6, 3 nella zona di Rasa, 3 in Valganna, dando origine a 2 rami che si uniscono nella valle di Bregazzana. Il nome Olona deriva dalla radice celtica “Ol” che significa “grande, valido”. Purtroppo è uno dei fiumi più inquinati d’Italia: attraversa tutta la Valle Olona entrando sotterraneo in Milano per sfociare nel Po presso San Zenone.

 

 

(2)I fratelli Amedeo e Albino Cagnola rivestirono con terra fertile la sorgente del fiume Olona, sottratta alla palude, che sgorga sotto questo cunicolo. Anno di pace 1919

 

Sara Sinigaglia

 

(luglio 2007)

 

 

 
 

 

 
 

Pino Farè fare.pino@alice.it