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Lanza e cave molera

Camminando lungo il Lanza fino alle cave di Pietra Molera

 

  La Valle del Lanza ci sarà passata a fianco centinaia di volte durante il breve tragitto da Varese verso il valico di Gaggiolo, porta di accesso alla vicina Svizzera, (ma anche Viggiù Saltrio ecc.)

Questo solco glaciale è percorso da un torrente che non conosce i confini imposti dall’uomo ed unisce in un unico abbraccio alcuni tra i lembi più selvaggi di Italia e Svizzera.

Nasce in territorio elvetico, dalle pendici del monte San Giorgio, e il suo corso prosegue e bagna Clivio e Viggiu, ritorna in patria nella zona Stabio per poi volgere definitivamente verso il fiume Olona, nel territorio di Malnate.

Solo questo andirivieni tra due nazioni sulla stessa terra lo rende unico e già simpatico ancora prima di incontrarlo.

Noi lo percorreremo lungo la sua parte terminale nella zona tra Malnate e Cantello. Siamo a Est di Varese, nella fascia morenica delle prealpi lombarde, vicinissimi al Canton Ticino.

 

Il percorso è assolutamente pianeggiante e si snoda partendo dalla località “Folla di Malnate”. Qui la strada statale Briantea si incontra con la Provinciale che conduce ai valichi elvetici ed ai paesi adagiati sul lato orientale della Valceresio. E’ in questo luogo che il fiume Olona incontra il Lanza. Qui sta anche risorgendo la Ferrovia della Val Morea che unisce Busto e Medrisio percorrendo proprio le valli dei due corsi d’acqua che qui si uniscono. Basta una veloce occhiata per rendersi conto che questa zona è da sempre stata votata al lavoro. Mulini e case che ospitavano gente abituata alla fatica fanno da cornice ai resti di vecchi opifici, alcuni dei quali in totale degrado. É facilmente identificabile anche un piccolo scalo merci e i binari che uniscono questa località con la pianura operosa della Lombardia. Il Ponte delle Ferrovie Nord che attraversa l’Olona stende le sue arcate e cuce i due versanti della valle.

 

Il parcheggio di un vicino ristorante ci farà da base. Ci dirigiamo verso la zona dei mulini, un cartello che indica il neonato parco sarà il nostro punto di riferimento. Il primo tratto della stradina che percorriamo ci guida tra le case che circondano un vecchio mulino. Un piccolo canale artificiale convoglia infatti l’acqua del torrente alla ruota ancora visibile che ancora oggi muoveva la macina. Sarà proprio questo piccolo corso d’acqua a farci da guida fino all’incontro vero e proprio con il Lanza. Sia il colore che qualche sensazione olfattiva evidenziano un problema che questo torrente purtroppo porta con sé: l’inquinamento. Infatti nonostante la presenza di un depuratore a monte evidentemente esiste ancora qualche scarico non controllato. Questo problema, per la verità assai modesto, nulla toglie al fascino dei luoghi che incontreremo, infatti nelle pozze più profonde si vedono alcuni piccoli pesci che fanno ben sperare per un futuro recupero completo del corso d’acqua.

 

Avanzando lungo la valle non ci sfuggirà la presenza di uno dei captatori dell’acquedotto di Malnate e Cantello, che sta ad indicare che siamo in una zona dove la falda è integra e quindi la situazione delle acque di superficie si spera possa tornare ad essere ottimale, magari con qualche ulteriore intervento di risanamento.

 

Ci inoltriamo lungo il bosco di robinie che costeggia il lato destro della valle (sinistra orografica), Le zone umide che facilmente troviamo lungo il percorso favoriscono la crescita di imponenti pioppi, carpini e salici. Sono l’habitat privilegiato di diverse specie di anfibi. Non mancano i prati umidi rigogliosi in ogni periodo dell’anno.

 

 

 

 

Il percorso tortuoso del torrente ci conduce alla nostra meta. Incontreremo un ponticello che apparentemente non ha ragione di esistere. Il Lanza non passa sotto la sua campata, il tempo ne ha evidentemente modificato il corso.

 

Proseguendo noteremo diversi sentieri che salgono lungo il versante della collina, alcuni si insinuano tra enormi massi verticali che riportano ben visibili i segni dello scalpello che li ha lavorati. Ci investe di colpo un respiro fresco, quasi freddo, che profuma di terra, accompagnato da una luce quasi irreale, ci corre un brivido lungo la schiena.

Siamo all’ingresso di alcune enormi cave di pietra molera, che oggi si presentano come cattedrali scavate nell’arenaria grigia di queste colline.

 

 

Le grotte artificiali hanno spesso una base inclinata verso la parte interna delle cavità, il terreno è formato da sabbia finissima e compatta e non è raro trovare alcune pozze che colmano le depressioni più profonde.

Il soffitto è ricamato dai segni della lavorazione della pietra. Non mancano le tracce lasciate dall’acqua che filtra attraverso la roccia porosa.

La cavatura del materiale ha lasciato intatte alcune porzioni di roccia che oggi formano enormi colonne che sembrano essere lì a sostegno della enorme volta.

 

Il soffitto che si trova a diversi metri di altezza degrada verso il fondo della cavità e sembra incombere sul visitatore conferendo a queste cave una aspetto inquietante. Effettivamente dalla loro dismissione si sono verificati distacchi di alcuni piccoli frammenti ma non si ricordano crolli significativi. Attenzione, il luogo presenta comunque una certa pericolosità, soprattutto nel periodo del disgelo e in corrispondenza di abbondanti precipitazioni. Le aperture non sono segnalate, potrebbero rappresentare un pericolo per chi si inerpica nel bosco che sovrasta le cave.

 

 

 

 

 

 

In questa porzione del territorio toccato dal Lanza si contano numerose cavità, alcune sono collegate da piccoli viottoli oggi quasi cancellati dal tempo. Ad un osservatore attento non sfuggiranno anche i terrapieni, ora ricoperti di vegetazioni, che spesso si trovano nelle vicinanze delle cave. Anche un ponticello costruito in prossimità dell’entrata di una cava testimonia di un passato che ha visto scalpellini e cavatori rosicchiare queste preziose colline per trarne manufatti

 

 

 

 

 

 

 

 

La pietra estratta da queste singolari cave è stata utilizzata per la costruzione di opere murarie, soglie e davanzali e componenti decorative di monumenti spesso prestigiosi. Esistono anche statue realizzate in Pietra Molera. Purtroppo la consistenza modesta del materiale e la tendenza allo sfaldamento ha spesso vanificato l’opera dei costruttori.

 

Un utilizzo molto importante del materiale cavato è quello legato agli abrasivi; non è un caso che nelle immediate vicinanze esista ancora una azienda che ne produce. Oggi, ovviamente, la materia prima è sintetica, ma fino alla metà del secolo scorso le cave fornivano il materiale utilizzato nella produzione di “mole”.

 

L’opera di questi uomini ci ha lasciando in eredità un frammento della nostra terra, noi possiamo ammirare “da dentro” i colori e le forme di queste cattedrali. L’eco delle nostre voci risuona in modo inaspettato e aumenta il fascino che circonda questi luoghi. In realtà nulla è più affascinante dell’ingegno umano che ha modellato la roccia per trarne sostentamento ma ne ha ottenuto un luogo unico, misterioso e magnetico. Non scorderemo facilmente la visita a questi luoghi, la loro attrattiva e l’inquietante bellezza che esprimono ci accompagneranno per molto tempo.

 

L'occasione per visitare questi singolari luoghi mi è stata offerta da Giulio, simpatico  appassionato di trial, a lui un caloroso ringraziamento.

 

Alcuni cenni storici

 

Vediamo dal cielo

  

Autore Pino Farè

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
   
 
 
 
   
 
 
 
   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 

Pino Farè fare.pino@alice.it