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monte San Giorgio

“San Giorgio e… il fossile”

 

L’itinerario che vado a proporre si discosta dai precedenti per due ordini di motivi: si svolge interamente in territorio svizzero (anche se a pochissimi chilometri dal confine) e tratta di una zona di grandissima rilevanza geologica e storica. Ritengo in ogni modo che valga la pena promuoverne la visita perché forse non è un’area così valorizzata e conosciuta, almeno al di qua del confine.

Il monte S. Giorgio si incunea con i suoi 1097 metri di altitudine sul lago di Lugano, parte del gruppo montuoso che comprende il Prasacco, il monte Pravello e il Monte Orsa sospesi tra i limitare dei confini. L’area del monte san Giorgio è riconosciuta dal 2003 patrimonio mondiale dall’UNESCO per la presenza di reperti paleontologici di eccezionale valore (1). Gli strati fossiliferi della zona risalgono a 230-245 milioni di anni fa (periodo Triassico): all’epoca tutta la zona era una laguna con acque calde e tranquille, ottimali per la vita di numerosi rettili, pesci e anfibi. Le particolarissime condizioni del fondale hanno permesso la fossilizzazione delle varie specie di vita esistenti. Sono stati rinvenuti in questa area, durante le numerose campagne di scavi intercorse fin dall’Ottocento, oltre 10 mila fossili, con 30 specie distinte di rettili, 80 di pesci, 100 d’invertebrati e  numerosi fossili microscopici.

Ora,  dopo questa breve introduzione, prepariamo gli scarponcini e gli zaini per la nostra escursione che, anticipo, consta in un bel giro circolare di circa 3-4 ore, variabile in base al passo di ognuno. Data la modesta altitudine questo itinerario è percorribile tutto l’anno.

  

Consiglio però di evitare le calde giornate estive, anche per via della foschia tipica che davvero impedirebbe di gustare appieno la bellezza dei panorami.

 

Ideale scegliere una giornata di pieno sole, anche invernale o all’inizio della primavera (come nel mio caso) o perché no, in autunno. Il punto di partenza dove lasciare l’auto è località “La fontana” a quota 603 metri, così denominata per la presenza di un abbeveratoio che si incontra, ben visibile sul ciglio destro, percorrendo la bella strada di campagna che collega Arzo, piccolo paesino svizzero appena dopo la frontiera di Saltrio, a Serpiano. I cartelli di orientamento e un pannello del sentiero naturalistico con interessanti indicazioni sulla vegetazione e la fauna della zona sono collocati proprio all’inizio del tracciato.

 

Ci si inoltra nel bosco percorrendo in salita un comodo sentiero: all’inizio della primavera si possono ammirare nel sottobosco una miriade di umili fiori selvatici che con le loro tenui e variopinte tonalità,  spiccano luminosi dal fogliame.

 

 

 

 

 

Si tratta di un bosco misto di latifoglie: carpini neri e bianchi, tipici della zona prealpina, ma anche querce, aceri e faggi, con qualche rovere e castagno. Il sottobosco è ricco di vegetazione arborea, con pungitopi ed esemplari di renella e maggiociondolo.

Il sentiero taglia il pendio salendo obliquo con due tornanti fino a incrociare la bella mulattiera in acciottolato che si percorre per un tratto con sensibile pendenza fino a raggiungere la sommità del promontorio in località “Arboree”, a quota 865 metri. Qui si apre una ampia veduta della montagna di fronte: la zona è caratterizzata da “prati secchi”, ampi spazi erbosi forse un tempo falciati, ricchi di vegetazione arborea.

 

Il sentiero ci porta a “Cassina” (902 metri), dolcissima area prativa con una capanna per cacciatori e una piccola cappella. Il luogo è ideale per una breve sosta e magari ci scappa pure uno spuntino leggero, prima di affrontare l’ultimo tratto.

Il sentiero sale deciso per una mezz’oretta fino al bel prato che si apre proprio sotto la cima: bianche betulle e qualche imponente faggio caratterizzano la zona .

 

 

 

 

 

 

Ecco finalmente mostrarsi, appollaiata sopra l’ultimo sperone di terra, una piccola casetta, che funge da rifugio-ristoro: siamo a quota 1097 metri, sotto di noi una veduta ampissima e indimenticabile.

 

 

  

 Il lago di Lugano per tutta la sua lunghezza si stende dolce: proprio di fronte si ammira il pittoresco paesino di Morcote, ben riconoscibile con il suo antico campanile, e la “Collina d’oro”. Più a Sud si scorge Porto Ceresio e l’Italia. Il ponte di Melide taglia sfrontato l’alto lembo e a Nord Lugano e la val Solda, si aprono ai piedi di imponenti montagne ancora spruzzate di neve.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una panchina (che mi riporta alla memoria il principio inviolabile dei “quattro passi e una panchina”)  ci accoglie, smarriti dall’improvvisa visione che davvero sorprende chi sale, concentrato sulla salita e sulle cose del mondo…

 

La sosta è d’obbligo e improvvisare un pic nic con tale sfondo, appaga sia il corpo sia l’anima. Ma gli scarponi fremono e appena pronti si inizia la discesa.

 

Si ripercorre il primo tratto per una decina di minuti fino a incrociare sulla destra un sentiero ben indicato dai soliti impeccabili cartelli d’orientamento, con direzione “Alpe di Brusino”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Si scende lungo la costa del monte, inoltrandoci nel fitto bosco di faggi, querce e castagni fino a un nuovo bivio dove svoltiamo ancora a destra percorrendo un tratto in discesa sempre con direzione Alpe di Brusino. Dopo circa 40 minuti dalla cima si raggiunge un ampio spazio erboso che al tempo della mia visita era disseminato di una miriade di bianchissimi crocus, tali da rendere l’area quasi fiabesca…

 

 

Raggiungiamo così il Grotto “Alpe di Brusino”, sito a quota 674 metri e realizzato in un vecchio alpeggio completamente ristrutturato aperto da aprile a settembre.

 

Colpiscono immediatamente alcuni magnifici castagni secolari, che si ergono imponenti e devastati dagli anni, con la corteccia rugosa quasi come pelle, segnata dalle intemperie e dal tempo…

 

 

 

 

 

 

 

Il panorama del lago sottostante fa da degno sfondo a questo luogo davvero particolare...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altri 20 minuti di cammino lungo l’ampio e pianeggiante sentiero e  si raggiunge Serpiano e di qui percorrendo il sentiero in costa proprio sopra la provinciale, in circa 30 minuti torniamo alle auto.

 

…Che dire per concludere? Solo questa breve considerazione: troppo spesso accade, ahimè, di conoscere e visitare poco i veri tesori del nostro territorio. L’area del monte S. Giorgio è forse un esempio tra i più clamorosi…

  

(1) In realtà tutta l’area che dalla cima del monte San Giorgio scende verso Besano, Saltrio e Viggiù è interessata da straordinari ritrovamenti paleontologici che rendono la zona unica al mondo per lo studio del Triassico medio, ma per ora solo la parte svizzera ha ottenuto tale importantissimo riconoscimento, nonostante la pratica sia già stata inoltrata anche da parte italiana… Rinvio a uno “speciale” di prossima pubblicazione proprio dedicato a questo tema.

 

Autore Sara Sinigaglia