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La piccola storia di Cristallo

Lassù, sulla cima dell’alta montagna, l’inverno aspro ammanta i prati e i corsi d’acqua, dominando sovrano per mesi con il suo sacro silenzio infranto talvolta dall’urlo severo del vento e dalla danza furiosa della neve che si fa polvere…

Per un tempo che sembra eterno, tutto riposa sommerso nel gelo incantato del suo abbraccio… Poi il sole di febbraio lentamente torna a farsi sentire, come vivace adolescente, con rinnovata energia… E’ in questo equilibrio spezzato che ogni anno incalza il disgelo.

Allora l’inverno lotta, come vecchio montanaro che si ostina a risalire le cime, con passo stanco e ormai incerto. Il sole si fa di giorno in giorno più intenso e irrispettoso,  si insinua inquieto fin sulle cime più gelide ed esposte e ne filtra il candore… 

Sulla cima della nostra alta montagna, si cela un piccolo laghetto alpino ben coperto da spessa coltre di neve e ghiaccio. I tiepidi raggi del sole, con il lento fluire dei giorni s’insinuano morbidi nel manto, sfaldano i blocchi, sciolgono le lastre… Piccoli cristalli argentini si sfanno, veloci e liquidi tra mille trasparenze come vivaci girini in uno stagno. Il silenzio dell’inverno è rotto per sempre: il fluire sotterraneo genera come un sibilare vivace e musicale, poi un ribollire acuto e fresco.

Una miriade di piccoli cristalli si lanciano nell’ardore del sole del mezzogiorno, dapprima lenti e poi via via sempre più veloci, attraverso sinuose trasparenze, verso il loro destino… Un piccolo cristallo, timoroso si aggrappa ostinato ad una roccia che pian piano tende a riemergere dai ghiacci. Guarda timoroso i suoi compagni lanciarsi sicuri verso un mondo sconosciuto al di là del limite del lago. Esita e non comprende l’entusiasmo del suo più caro compagno, con cui ha condiviso i giorni sereni dell’inverno: “Lasciati andare, dai! Scorri via veloce, viaggerai libero nel mondo!” esclama mentre scivola via…Ma il piccolo cristallo non cede, determinato si ostina a rimanere avvinghiato al freddo sasso come a un sicuro rifugio: “Se cedo e mi lascio andare scivolerò via lontano, sarò preda degli eventi e dei terribili pericoli del mondo! Il silenzio e la purezza della neve saranno solo un ricordo…scorrerò via a perdifiato senza poter scegliere il mio destino, diventerò mellifluo e trasparente, sciupando il mio candore. Incontrerò ostacoli, mi perderò in mille rivoli, penetrerò in anfratti senza luce, mi contaminerò di umori estranei, soffrirò il calore intenso dell’estate…”. Mentre è in preda a tali pensieri e timori, tutto concentrato a resistere alle lusinghe del calore, un altro granellino, già per metà trasfigurato, si rivolge a lui con tono risoluto: “Non esitare! Sarai limpido e sfuggente mentre discenderai le spalle della montagna per forre e valli; attraverserai boschi densi e prati, scavalcherai veloce ostacoli imponenti, sfuggirai agli stagni e alle nere pozze, filtrerai terreni umidi e morbidi, sfiderai la calura dell’estate con i suoi venti asciutti e, infine, sfocerai nel mare e sarai un attimo di vita…”. Detto questo si perde nella sua corsa.

Il piccolo cristallo, ormai rimasto solo, ancorato al suo masso mentre intorno il suo mondo inesorabilmente muta stato, udite queste parole perde ogni esitazione: si lascia accarezzare dal calore di un lampo di sole e, fuso nella luce cristallina, fugge via verso il suo destino…

 

…E in questo suo lanciarsi nella vita termina il mio racconto, che sa di montagna, del trascorrere delle stagioni e di quelle piccole, infinitesime cose che regolano il mondo…

 

 

 

Sara Sinigaglia

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
       
 

Pino Farè fare.pino@alice.it