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Besanosauro

 

Besanosauro

 

Non vi nascondo che l’area del monte S. Giorgio a cui ho dedicato recentemente una proposta di itinerario, ha esercitato in me una specie di fascinazione dovuta alla straordinaria valenza naturalistica e scientifica che questa particolarissima zona riveste. E’ nata così l’idea di  uno “speciale” dedicato a quegli aspetti solo appena accennati nel contesto dell’itinerario ma che meritano senz’altro un maggiore approfondimento. Mi accosto ad alcune tematiche da vera profana,  senza alcuna pretesa di esaustività e completezza, ma spero in qualche modo di trasmettere l’entusiasmo e l’interesse che hanno suscitato in me…

 

Patrimonio dell’umanità

 

Dal luglio 2003 il lato svizzero del monte è inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO proprio per la presenza di reperti paleontologici di eccezionale valore che, come recita la targa apposta su una parete del  piccolo rifugio proprio sulla cima del S. Giorgio, “consacra il suo valore universale eccezionale, affinché sia protetto a beneficio di tutta l’umanità”. La superficie interessata da questo prestigioso riconoscimento si estende su 849 ettari e comprende i comuni svizzeri di Meride, Riva San Vitale e Brusino. In effetti tutta l’area che dalla cima del monte discende verso Besano e Viggiù è interessata da oltre 150 anni da campagne di scavo condotte dalle università di Milano e Zurigo  che hanno riportato alla luce importantissimi ritrovamenti fossiliferi su entrambi i fronti. Milioni di anni fa in questi luoghi si estendeva un bacino marino con acque calde e particolarissime caratteristiche: il fondale era privo di vita per la mancanza di ossigeno. Le carcasse di animali e piante, spinte dalle correnti, si depositavano sul fondale  sedimentando ma non decomponendosi, permettendo in tal modo la loro conservazione formando livelli bituminosi da cui riemergono oggi fossili di organismi marini e terrestri vissuti più o meno 250 milioni di anni fa, nel cosiddetto periodo Triassico.  La scheda pubblicata sul sito dell’UNESCO dichiara il Monte San Giorgio “il principale punto di riferimento, fondamentale per future scoperte, dei resti marini del Triassico al mondo” e “auspica fortemente che le autorità svizzere e italiane collaborino per l’inclusione della zona in una più ampia regione transfrontaliera, riconosciuta come patrimonio mondiale”(1). In effetti anche da parte italiana, stante gli importanti rinvenimenti fossiliferi durante le numerose campagne di scavo intercorse fin dalla metà dell’Ottocento, è stata inoltrata la pratica per l’estensione del riconoscimento di patrimonio dell’umanità. Occorre fare un piccolo inciso per dare un’idea dell’iter burocratico necessario. L’UNESCO è un organismo internazionale che si prefigge come missione  l’identificazione, la protezione e la trasmissione alle future generazioni di patrimoni, culturali e naturali di tutto il mondo. Grazie alla Convenzione adottata a livello internazionale dal 1972, l’UNESCO oggi riconosce ben 830 siti presenti in 138 nazioni del mondo: di questi 644 sono beni culturali, 162 naturali e 24 misti. L’Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti inclusi in questa lista. I siti riconosciuti appartengono a tutte le popolazioni del mondo, a prescindere dai territori in cui sono collocati. Ogni Stato compila ogni 5 anni una Lista propositiva: per quel che concerne l’Italia, le domande vanno inoltrate a cura delle amministrazioni competenti (Sindaci, Sovrintendenze, enti…) al Presidente del gruppo di lavoro interministeriale presso il Ministero dei beni culturali con sede a Roma. Tale autorità, sulla base della documentazione presentata, vaglia le diverse candidature decidendo ogni anno quali siti devono essere presentati al Comitato per il Patrimonio mondiale (2). Ora, il Comune di Besano ha dato il via a tale iter burocratico nell’autunno del 2005, presentando un voluminoso dossier per accreditare il sito. A tutt’oggi la pratica è in corso, rallentata dai meandri della nostra burocrazia…(3)

 

Una visita al museo

 

I reperti fossiliferi recuperati negli anni durante gli scavi effettuati nella zona del monte San Giorgio sono oggi conservati in alcuni musei. In Italia oltre al Museo civico di storia naturale di Milano, gestore degli scavi, vanno annoverati: il Museo civico dei fossili di Besano, il civico Museo insubrico di storia naturale di Induno olona, il Museo Butti di Viggiù, oltre al dipartimento di scienze della terra dell’università degli studi di Milano. In territorio svizzero tali reperti sono esposti presso il Museo dei fossili di Meride, il Museo dell’università di Zurigo e il Museo cantonale di storia naturale di Lugano. Un po’ per amor patrio, un po’ per curiosità e vicinanza logistica, ho deciso di visitare come “inviata speciale” del nostro sito il piccolo ma interessantissimo museo di Besano, vicino a Porto Ceresio. Attivo dal 1981 ma ristrutturato ed inaugurato nel 2000, è collocato proprio nel cuore di Besano, in una antica palazzina, al primo piano. Mi ha accolto, con grande cortesia e competenza, il signor Gianni Pasini, (4) responsabile della Cooperativa Fossilia che gestisce, per conto del Comune di Besano, la struttura museale. Pasini mi riferisce con un certo rammarico che il museo è poco conosciuto e valorizzato anche per la sua collocazione nella profonda provincia, lontano dalle vie del turismo di massa e di passaggio e di non facile raggiungimento con i mezzi pubblici. Il 90 per cento del pubblico è costituito da scolaresche di ogni ordine e grado; pochi anche nella nostra provincia sanno che il piccolo museo contiene dei reperti di valenza scientifica davvero eccezionali, oggetto di studi e pubblicazioni a livello internazionale. Il museo, articolato in  5 sale, espone fossili provenienti dagli scisti bituminosi rinvenuti negli scavi di località Rio Ponticelli, zona impervia proprio sopra l’abitato di Besano, attivo dal 1975 all’85, e del Sasso Caldo, sito lungo la spalla del San Giorgio, scavo attivo dal 1985 e ora momentaneamente in stand-by, in attesa di nuovi finanziamenti. Le campagne di scavo sono condotte dagli scienziati e tecnici del museo di storia naturale di Milano, con il supporto di gruppi di volontari qualificati. I reperti vengono catalogati, valorizzati e studiati, spesso divenendo oggetto di pubblicazioni scientifiche.

Percorro accompagnata dal responsabile la sala introduttiva dove mi colpisce immediatamente la ricostruzione del “Saltriosauro”, primo dinosauro carnivoro ritrovato in Italia, databile circa 200 milioni di anni fa. Il Saltriosauro è un nobile “ospite” del museo: i suoi resti furono rinvenuti casualmente in una cava di calcare di Saltrio nell’agosto 1996. Pur essendo state recuperate solo poche ossa, gli studiosi sono stati in grado di ricostruire l’esemplare: di altezza stimata pari a 4 metri e per un  peso presunto di 1,5 tonnellate, il dinosauro possedeva denti aguzzi e arti anteriori a 3 dita. Pasini mi spiega che sono occorse 1800 ore di lavoro a cura di tecnici qualificati per l’estrazione e la pulizia delle ossa. Questa sala è dedicata anche ai “pionieri” ottocenteschi degli scavi nell’area in oggetto: Emilio Cornalia che nel 1847 descrisse in una sua pubblicazione un fossile rinvenuto a Besano e Antonio Stoppani, promotore in qualità di presidente della Società italiana di Scienze naturali, del primo scavo scientifico a Besano. Passiamo quindi in un’altra sala, con le vetrine curate e ben descritte dedicate a un curioso  e sorprendente protagonista dell’antica fauna del San Giorgio: il Tanistrofeo, soprannominato “rettile giraffa” per il suo lunghissimo e sproporzionato collo che rappresenta più della metà dell’intera lunghezza corporea. Nella vetrina sono esposti 2 esemplari fossili con scheletro quasi completo uno dei quali lungo più di un metro, anche se poteva raggiungere gli 8 metri di lunghezza da adulto. Anche nell’area svizzera sono stati rinvenuti alcuni esemplari di questo rettile, che evidentemente era di casa nei caldi mari di questa area milioni di anni fa.  Mi soffermo affascinata ad osservare il disegno che ricostruisce le forme di questo essere vissuto più di 230 milioni di anni fa: colpisce il cranio davvero piccolo e la coda lunga e sottile … Pasini mi spiega che gli studiosi stanno formulando ipotesi sulle peculiarità di questo rettile: il collo è dotato di poche vertebre e pare che avesse la funzione di “canna da pesca” per cibarsi di branchi di pesce sorprendendoli senza avvicinarsi troppo.

La visita prosegue nella sala dedicata ai Placodonti, rettili marini dotati di corazza con denti appiattiti e ghiotti di molluschi, tipici del Triassico medio. Ma ecco mostrarsi i resti fossili del terribile “Ticinosuco ferox”: da vivo raggiungeva le dimensioni di circa 2 metri e mezzo con una bella batteria di denti aguzzi che lo rendevano un agguerrito predatore di terra. Eccoci finalmente nella sala “reale” del museo, quella che ospita un vero vip: il Besanosauro. Su una parete è appeso il calco in silicone di notevoli dimensioni con l’impronta di questo rettile marino vissuto circa 235 milioni di anni fa… Colpisce immediatamente la somiglianza nella sua forma con l’attuale delfino e forse questa peculiarità ce lo rende immediatamente simpatico. L’esemplare rinvenuto è una femmina adulta: le affascinanti radiografie effettuate al momento del suo recupero e qui esposte rivelano nel ventre 4 embrioni, suoi cuccioli. Il fossile è lungo ben 580 cm e si presume che in vita pesasse oltre mezzo quintale!  L’originale del fossile è attualmente esposto presso il Museo di storia naturale di Milano che ha condotto con i suoi tecnici la campagna di scavo presso  Sasso Caldo dove è stato rinvenuto agli inizi del 1993. Pasini con un certo orgoglio precisa che al mondo esistono solo 2 copie in silicone del Besanosauro: una è qui esposta, l’altra è addirittura volata in Giappone. Imperdibile la proiezione del bellissimo documentario che ricostruisce e riassume  le diverse fasi: dalla scoperta accidentale, alle difficoltà dell’estrazione al trasporto a Milano, al recupero, consolidamento e analisi dell’enorme fossile che ha coinvolto moltissimi tecnici, scienziati e volontari. Ci sono voluti sei anni di lavoro dal momento della scoperta all’esposizione al pubblico del fossile recuperato! E’ impossibile non restare stregati da questo essere eccezionale, tanto più che, come mi spiega Pasini, si tratta di un esemplare unico, appartenente a un genere  e a una specie mai studiata prima, oggetto di numerose pubblicazioni e ampio dibattito scientifico a livello internazionale.

 

 

La visita prosegue nelle sale rimanenti, allestite con vetrine dedicate a fossili di altri sorprendenti rettili, di pesci dalle forme preistoriche, di invertebrati e addirittura qualche pianta… Pasini mi riferisce che il museo è dotato di un laboratorio didattico ad uso delle scolaresche per le esercitazioni di osservazione e riconoscimento dei fossili. Insomma l’impressione che si matura uscendo dal museo di Besano è di aver visitato un vero scrigno di meraviglie evidentemente ingiustamente trascurato e poco conosciuto. Da qui la mia proposta per gli affezionati lettori di Ex Novo Ambiente speciale fossili Besano: al responsabile del museo abbiamo chiesto la disponibilità, in data ancora da concordare, per la visita guidata al museo di Besano corredata da un sopralluogo all’area degli scavi, accompagnati da guide qualificate per osservare direttamente le tracce degli affioramenti fossili e farsi un’idea concreta delle tecniche di scavo.

Tenete dunque d’occhio l’area “proposte” del  nostro sito e non perdete questa “fossile” opportunità!

 

1) Per la scheda completa dedicata al Monte San Giorgio si veda il  sito ufficiale dell'UNESCO http:/whc.unesco.org/en/list/1090. Si veda anche il "Comunicato stampa" dell'UFAFP Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio, pubblicato sul sito www.montesangiorgio.ch

 

2) Per maggiori informazioni si veda il sito della Commissione Nazionale italiana www.unesco.it

 

3) L' attuale Sindaco del Comune di Besano si è reso disponibile per un intervista sull'iter e le prospettive della domanda presentata per l'inserimento nella Lista dell'Unesco. L'intervista sarà  prossimamente pubblicata sul nostro sito.

 

4) Ringrazio vivamente per la cortese disponibilità, la competenza e la passione il sig. Gianni Pasini e la Cooperativa "Fossilia s.n.c", gestore del Museo Civico dei Fossili di Besano. Tutte le fotografie presenti nel testo sono state scattate presso la sede del Museo.

 

Autore Sara Sinigaglia